Trovo uffici pubblici dove la gente porta in giro pezzi di carta mi si chiede di mandare un fax o lettere da affrancare se ancora usiamo le tecnologie del secolo scorso è chiaro che la crescita non ci appartiene».
Sono le parole, lucide e disilluse, di Giacomo Vaciago, l’economista in memoria del quale si è tenuto nei giorni scorsi un convegno all’Università Cattolica. Nell’occasione è stato possibile conoscere lo scenario che Banca d’Italia si prefigura a seguito della fine degli interventi straordinari della Bce e il conseguente rialzo dei tassi di interesse.
L’impatto sul debito pubblico potrebbe essere modesto per le seguenti ragioni: 1) perché la durata media del debito pubblico è di sette anni; 2) perché il rapporto debito/pil si è stabilizzato; 3) perché la percentuale di debito pubblico posseduta da residenti è al 93%.
Il tutto a condizione che l’economia cresca in misura superiore al rialzo dei tassi. Questi argomenti non mi convincono.